Sono opere letterarie ma davvero spassose

Dieci libri che fanno divertire in modo intelligente. Non comici, ma romanzi dalla piena dignità letteraria che ci cavano qualche risata. 

* Una visita guidata, di Alan Bennett.

Non è un romanzo, ma una visita guidata alla National Gallery di Londra. Alan Bennett è il cicerone che tutti sognano. Una passeggiata tra le sale del famoso museo per scoprirne la bellezza, attraverso l’ironia dell’autore e l’inaspettata comicità di alcune scelte pittoriche. Quando ridere si dimostra una raffinata for ma del pensiero. 

* Una cosa divertente che non farò mai più, di David Foster Wallace.

Il più bel reportage del compianto Wallace. Lo scrittore parte per una crociera extralusso, direzione Caraibi, in compagnia di ricconi annoiati, ma con tanta voglia di divertir si. Al ritorno consegnerà alla rivista che ha commissionato il lavoro uno dei suoi racconti più acuti e esilaranti. Nulla a che vedere con i farseschi episodi della cronaca recente, qui c’è altro: l’animazione organizzata, il comfort esasperante, il lusso senza inibizioni, la surreale efficienza dell’equipaggio, i passeggeri che sembrano fuggiti da una storia a fumetti.  

* Piccoli suicidi tra amici, di Arto Paasilinna.

Si può ridere della morte? Forse è l’argomento principe su cui valga la pena ridere. Qui abbiamo due disperati che decidono di togliersi la vita, ma scelgono lo stesso posto per farlo. Il reciproco imbarazzo li costringe a rimandare il proposito. Ne nasce un’amicizia, poi una carbonara associazione per aspiranti suicidi, e una corriera porterà i suoi depressi membri in giro per l’Europa in cerca della miglior rupe da cui gettarsi.

* Il nostro agente all’Avana, di Graham Greene.

Ci fu un momento durante gli anni della guerra fredda che si cominciarono a scrivere parodie dei romanzi di spy story. Questo ne è il capolavoro. Siamo nella Cuba pre-castrista, un pacioso venditore di aspirapolveri si barcamena tra problemi economici e familiari fin quando vede come unica soluzione quello di arruolarsi nei Servizi Segreti di sua Maestà. L’equazione sembra semplice: danaro in cambio di informazioni. Se queste però non arrivano?  

* Triste, solitario y final, di Osvaldo Soriano.

Una storia sgangherata e fracassona che solo l’anarchica penna dell’argentino Soriano poteva partorire. Un anziano, Stan Laurel, in carica il detective Philip Marlowe di far luce sul perché i produttori non lo facciano più lavorare. L’investigatore si mette al lavoro aiutato da Soriano (l’autore di venta personaggio) arrivando al cuore del lo star system hollywoodiano e finendo per metterlo a soqquadro. 

* Quando siete inghiottiti dalle fiamme, di David Sedaris.

Con la consueta dissacrante ironia Sedaris ci racconta l’assurdità del mondo di oggi. Un umorismo tagliente e veloce, capace anche di sublimarsi in momenti di autentica commozione e pietà per chi cerca un senso al proprio stare al mondo.

* Una banda di idioti, di John Kennedy Toole.

Forse unico caso di premio Pulitzer attribuito postumo. Viene pubblicato solo grazie alla tenacia della madre dell’autore. Nel libro conosciamo l’ossessiva personalità di Ignatius J.Reilly, ragazzone obeso costretto a rimediar lavori per aggiustare i guai economici della famiglia. Intorno a lui la città di New Orleans e la giostra di eccentrici personaggi che la popolano, gli idioti.

* Il pensatore solitario, di Ermanno Cavazzoni.

Cavazzoni è un genio, e qualunque cosa scriva merita di essere letta. Qui si parla di personaggi bizzarri e un po’ folli, piccoli protagonisti di surreali imprese o di vite dalla sor te inverosimile. 

* Le lettere di Groucho Marx.

Anche chi non ama i libri scritti dai comici, qui deve fare un’eccezione. Che Groucho fosse un attore dall’espressività straordinaria lo sa chiunque abbia visto al meno un suo film. Nei suoi libri però c’è anche una scrittura dallo spiccato talento umoristico, una prosa comica di livello. 

* Costumi degli italiani, di Gianni Celati.

Quelle del bravissimo Gianni Celati sono all’apparenza piccole storie, vicende senza importanza, che hanno la capacità di suonare corde universali. Senza retorica, con il linguaggio di un’ironia quasi distratta, l’autore ci mostra la realtà dietro le apparenze. Ci porta a spasso attraverso gli italici costumi più stereotipati.

Go Top